I PREDATORI OSCURI
RECENSIONE
IntroduzionePrimo volume della progettata saga
The Dark Hunt,
I Predatori Oscuri si presenta fin da subito come un fantasy ben congegnato e piacevole da leggere.
La storia segue il classico Cammino dell’Eroe: Oron Grimford, nato e cresciuto in un piccolo villaggio della regione di Ford, è l’unico col potere di fermare Draug, l’Ardente, l’ultimo Demone rimasto nel nostro mondo. Insieme al cugino Irie e a due guerrieri straordinari (Elmyn ed Eanor) si mette in viaggio nel tentativo di salvare il mondo dalla morsa del Male.
Malgrado il romanzo sia ben riuscito, vi sono aspetti in cui si ravvisa la poca esperienza dell’autrice. Trattandosi di un esordio, è auspicabile che queste imperfezioni vengano limate in
Cacciatori di Ombre (il seguito, di prossima uscita).
StileLo stile dell’Autrice è fluido e colpisce il lettore in maniera puntuale. Tuttavia ci sono almeno due aspetti che potrebbero essere migliorati:
1) l’uso dei punti esclamativi.
Personalmente ritengo che si sia abusato dei punti esclamativi sia all’inizio che alla fine della narrazione.
Nel primo caso la ragione è manifesta: il ritorno di Irie al villaggo di Ford è motivo di gioia, ma l’impressione è che tutti stiano perennemente gridando. Questa situazione, oltre a risultare anacronistica, può apparire fastidiosa per alcuni lettori.
Nel secondo caso, invece, si abusa di punti esclamativi nelle frasi gridate a squarciagola. Malgrado sia prassi comune utilizzare lo stampatello maiuscolo, ne
I Predatori Oscuri si è scelto di scriverle in minuscolo e farle seguire da un triplice punto esclamativo. Questa è una scelta, a mio avviso, opinabile.
2) gli “e poi” e le frasi implicite.
Come è stato detto, la narrazione è fluida e piacevole, ma spesso è inutilmente appesantita dall’uso della formula “e poi” e delle proposizioni implicite, anche e soprattutto laddove la forma esplicita sarebbe stata più sensata.
Infine, degno di nota è il lavoro degli editor, che si ravvisa in particolar modo nella prima parte del romanzo: malgrado l’inizio non sia dei più travolgenti, in nessun punto il lettore si sente annoiato.
NarrazionePer raccontare la vicenda si è scelto di ricorrere a un narratore onnisciente, che mette in luce ora i pensieri di un personaggio ora quelli di un altro. Questa scelta è apprezzata in particolar modo quando interagiscono personaggi di opposte vedute e/o fazioni, tuttavia non è stata gestita con la cura dovuta e questa è forse la più grande mancanza del libro.
Se si fosse ricorso a punti di vista multipli, il 95% della narrazione non sarebbe cambiato (tant’è vero che spesso sono presenti interlinee atte a separare avvenimenti distinti nello spazio e/o nel tempo). Inoltre non si ravvisa quasi mai la completa fusione dei punti di vista dei vari personaggi, perché il narratore segue un punto di vista alla volta e i pensieri degli altri vengono mostrati solo a sprazzi, anche nelle scene più significative, in cui sarebbe stata preferibile una maggiore immersione.
Infine non vengono fornite quelle informazioni atte a far emergere l’ambientazione dalle pagine del romanzo. Quando la storia si sposta in una nuova
location, il narratore si limita a descriverne l’aspetto esteriore. I dettagli storici, politici e sociologici vengono perlopiù tralasciati, malgrado sarebbe stato possibile introdurli con naturalezza.
PersonaggiTutti i personaggi principali sono vivi e ben caratterizzati.
I due protagonisti, Oron e Irie, agiscono in maniera coerente per tutto il corso della vicenda. I loro sentimenti reciproci e il conflitto con la situazione in cui vengono catapultati si sarebbero potuti approfondire maggiormente nella prima metà del romanzo, tuttavia questa lieve carenza viene sopperita egregiamente nella seconda parte.
Nulla da eccepire su Elmyn, anche se si presenta come la figura più “statica” del gruppo. Per quanto riguarda Eanor e Luwen ritengo pregevole il loro sviluppo psicologico e l’evoluzione della loro relazione.
Ogni singolo personaggio secondario, infine, è ben caratterizzato, anche quando riveste un ruolo puramente marginale. Che sia merito dell’Autrice o degli editor si tratta di un conseguimento non indifferente.
AmbientazioneIl mondo è vasto e ben costruito. Presenta un gran numero di nazioni e una quantità impressionante di razze. Si rileva un certo appiattimento delle varie culture umane a una prototipo basso medievale; tuttavia, data la poca esperienza dell’autrice e il lavoro complessivamente svolto, di questo aspetto non si può fare una colpa.
Sarebbe stata apprezzabile una maggior indipendenza rispetto a produzioni precedenti (una fra tutte
Il Signore degli Anelli), il cui influsso incide pesantemente in alcuni aspetti della storia.
Notevole, infine, è l’inventiva dietro al gran numero di creature magiche, tutte realistiche, ben caratterizzate e pienamente convincenti.
StoriaDopo un inizio tranquillo e piacevole, l’intreccio si trasforma in un
tourbillon di eventi che culmina, a metà libro, con un climax mozzafiato. L’unica lieve pecca è che alcune scene poco significative si sarebbero potute tralasciare al fine di investire quegli stessi caratteri in un miglior approfondimento psicologico dei personaggi.
Per quanto riguarda la seconda metà del romanzo, notevole è l’intreccio ha luogo nell’isola di Nalen, il cui esito risulta imprevedibile anche per il più attento dei lettori. Ottimo il finale del libro.
Solo in rare occasioni si ravvisa un senso di finzione nella vicenda. Gli esempi più significativi sono:
1) l’impressione che Elmyn disponga di frecce infinite, durante il climax a metà del romanzo (una faretra moderna ne contiene più o meno 25);
2) l’assedio di Annorath, che si rifà in maniera evidente a quello di Minas Tirith e che presenta alcune situazioni anacronistiche dal punto di vista strategico;
3) il fatto che un personaggio, nella seconda metà del libro, abbassi inspiegabilmente la guardia dopo aver catturato l’uomo che gli ha distrutto la vita. Inutile dire che questo suo atteggiamento costa una pugnalata a suo fratello.
ConclusioniI Predatori Oscuri risulta un romanzo buono. Sicuramente non compete coi capolavori del genere, ma per essere l’esordio di una giovane scrittrice in un paese dove il fantasy certamente non brilla si tratta di una scommessa di scrittura pienamente riuscita.
Le premesse per il seguito e le potenzialità esprimibili attraverso una maturazione stilistica sono allettanti.
La valutazione complessiva del romanzo è di 7/10.
Edited by ileron19 - 11/4/2014, 19:18