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I Predatori Oscuri - Julia Sienna, Recensione

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ileron19
view post Posted on 11/4/2014, 11:16     +1   -1




I PREDATORI OSCURI
RECENSIONE





Introduzione

Primo volume della progettata saga The Dark Hunt, I Predatori Oscuri si presenta fin da subito come un fantasy ben congegnato e piacevole da leggere.
La storia segue il classico Cammino dell’Eroe: Oron Grimford, nato e cresciuto in un piccolo villaggio della regione di Ford, è l’unico col potere di fermare Draug, l’Ardente, l’ultimo Demone rimasto nel nostro mondo. Insieme al cugino Irie e a due guerrieri straordinari (Elmyn ed Eanor) si mette in viaggio nel tentativo di salvare il mondo dalla morsa del Male.
Malgrado il romanzo sia ben riuscito, vi sono aspetti in cui si ravvisa la poca esperienza dell’autrice. Trattandosi di un esordio, è auspicabile che queste imperfezioni vengano limate in Cacciatori di Ombre (il seguito, di prossima uscita).


Stile

Lo stile dell’Autrice è fluido e colpisce il lettore in maniera puntuale. Tuttavia ci sono almeno due aspetti che potrebbero essere migliorati:

1) l’uso dei punti esclamativi.
Personalmente ritengo che si sia abusato dei punti esclamativi sia all’inizio che alla fine della narrazione.
Nel primo caso la ragione è manifesta: il ritorno di Irie al villaggo di Ford è motivo di gioia, ma l’impressione è che tutti stiano perennemente gridando. Questa situazione, oltre a risultare anacronistica, può apparire fastidiosa per alcuni lettori.
Nel secondo caso, invece, si abusa di punti esclamativi nelle frasi gridate a squarciagola. Malgrado sia prassi comune utilizzare lo stampatello maiuscolo, ne I Predatori Oscuri si è scelto di scriverle in minuscolo e farle seguire da un triplice punto esclamativo. Questa è una scelta, a mio avviso, opinabile.
2) gli “e poi” e le frasi implicite.
Come è stato detto, la narrazione è fluida e piacevole, ma spesso è inutilmente appesantita dall’uso della formula “e poi” e delle proposizioni implicite, anche e soprattutto laddove la forma esplicita sarebbe stata più sensata.

Infine, degno di nota è il lavoro degli editor, che si ravvisa in particolar modo nella prima parte del romanzo: malgrado l’inizio non sia dei più travolgenti, in nessun punto il lettore si sente annoiato.


Narrazione

Per raccontare la vicenda si è scelto di ricorrere a un narratore onnisciente, che mette in luce ora i pensieri di un personaggio ora quelli di un altro. Questa scelta è apprezzata in particolar modo quando interagiscono personaggi di opposte vedute e/o fazioni, tuttavia non è stata gestita con la cura dovuta e questa è forse la più grande mancanza del libro.
Se si fosse ricorso a punti di vista multipli, il 95% della narrazione non sarebbe cambiato (tant’è vero che spesso sono presenti interlinee atte a separare avvenimenti distinti nello spazio e/o nel tempo). Inoltre non si ravvisa quasi mai la completa fusione dei punti di vista dei vari personaggi, perché il narratore segue un punto di vista alla volta e i pensieri degli altri vengono mostrati solo a sprazzi, anche nelle scene più significative, in cui sarebbe stata preferibile una maggiore immersione.
Infine non vengono fornite quelle informazioni atte a far emergere l’ambientazione dalle pagine del romanzo. Quando la storia si sposta in una nuova location, il narratore si limita a descriverne l’aspetto esteriore. I dettagli storici, politici e sociologici vengono perlopiù tralasciati, malgrado sarebbe stato possibile introdurli con naturalezza.


Personaggi

Tutti i personaggi principali sono vivi e ben caratterizzati.
I due protagonisti, Oron e Irie, agiscono in maniera coerente per tutto il corso della vicenda. I loro sentimenti reciproci e il conflitto con la situazione in cui vengono catapultati si sarebbero potuti approfondire maggiormente nella prima metà del romanzo, tuttavia questa lieve carenza viene sopperita egregiamente nella seconda parte.
Nulla da eccepire su Elmyn, anche se si presenta come la figura più “statica” del gruppo. Per quanto riguarda Eanor e Luwen ritengo pregevole il loro sviluppo psicologico e l’evoluzione della loro relazione.
Ogni singolo personaggio secondario, infine, è ben caratterizzato, anche quando riveste un ruolo puramente marginale. Che sia merito dell’Autrice o degli editor si tratta di un conseguimento non indifferente.


Ambientazione

Il mondo è vasto e ben costruito. Presenta un gran numero di nazioni e una quantità impressionante di razze. Si rileva un certo appiattimento delle varie culture umane a una prototipo basso medievale; tuttavia, data la poca esperienza dell’autrice e il lavoro complessivamente svolto, di questo aspetto non si può fare una colpa.
Sarebbe stata apprezzabile una maggior indipendenza rispetto a produzioni precedenti (una fra tutte Il Signore degli Anelli), il cui influsso incide pesantemente in alcuni aspetti della storia.
Notevole, infine, è l’inventiva dietro al gran numero di creature magiche, tutte realistiche, ben caratterizzate e pienamente convincenti.


Storia

Dopo un inizio tranquillo e piacevole, l’intreccio si trasforma in un tourbillon di eventi che culmina, a metà libro, con un climax mozzafiato. L’unica lieve pecca è che alcune scene poco significative si sarebbero potute tralasciare al fine di investire quegli stessi caratteri in un miglior approfondimento psicologico dei personaggi.
Per quanto riguarda la seconda metà del romanzo, notevole è l’intreccio ha luogo nell’isola di Nalen, il cui esito risulta imprevedibile anche per il più attento dei lettori. Ottimo il finale del libro.
Solo in rare occasioni si ravvisa un senso di finzione nella vicenda. Gli esempi più significativi sono:

1) l’impressione che Elmyn disponga di frecce infinite, durante il climax a metà del romanzo (una faretra moderna ne contiene più o meno 25);
2) l’assedio di Annorath, che si rifà in maniera evidente a quello di Minas Tirith e che presenta alcune situazioni anacronistiche dal punto di vista strategico;
3) il fatto che un personaggio, nella seconda metà del libro, abbassi inspiegabilmente la guardia dopo aver catturato l’uomo che gli ha distrutto la vita. Inutile dire che questo suo atteggiamento costa una pugnalata a suo fratello.


Conclusioni

I Predatori Oscuri risulta un romanzo buono. Sicuramente non compete coi capolavori del genere, ma per essere l’esordio di una giovane scrittrice in un paese dove il fantasy certamente non brilla si tratta di una scommessa di scrittura pienamente riuscita.
Le premesse per il seguito e le potenzialità esprimibili attraverso una maturazione stilistica sono allettanti.
La valutazione complessiva del romanzo è di 7/10.

Edited by ileron19 - 11/4/2014, 19:18
 
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Feleset
view post Posted on 11/4/2014, 14:06     +1   -1




Ho aggiunto la copertina, così il topic è più completo. ^_^

Direi che questa analisi è molto approfondita, e penso che sarà utile a molti amanti del fantasy. ^_^ Io sono ancora indietro con la lettura, dunque non posso ancora rispondere con certezza sui punti che hai analizzato. Posso dire però che sulla questione "anacronistica" in realtà penso che vada considerato un altro aspetto: questo non è un fantasy che si rifà solo al Medioevo, ma una storia ambientata nel futuro, che quindi mantiene anche invenzioni successive. Mi vengono in mente per esempio gli occhiali di uno dei personaggi presentati all'inizio, o altri piccoli dettagli che si rifanno ad altri periodi storici. D'altra parte lo stesso Tolkien ha inserito nelle sue opere vari oggetti o abitudini del Novecento (qualcuno ha parlato di pipa? :asd: ), dunque secondo me da questo punto di vista il problema non sussiste, perché la cosa più importante è rendere armonioso il mondo, non copiare il Medioevo. :)

Sul punto di vista invece per il momento sono d'accordo con te: nella maggior parte della storia tutto sommato è abbastanza fisso, quindi non c'è problema, ma le volte in cui "salta" a mio avviso non sono così necessarie. Ovviamente il giudizio va preso con le pinze perché è appunto ancora parziale, e molto dipende da come sarà gestito il tutto nel resto della storia. :)

L'ambientazione per il momento a me è sembrata accurata, e anche lo stile è scorrevole e "moderno" nonostante la lentezza della prima parte. Vedremo più avanti. ^_^
 
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ileron19
view post Posted on 11/4/2014, 20:35     +1   -1




Grazie, Fele ^_^

Quando ho detto:
CITAZIONE
l’assedio di Annorath [...] presenta alcune situazioni anacronistiche dal punto di vista strategico

non sono volutamente entrato in dettaglio, perché non mi sembrava il caso di dare eccessivamente spazio all'unica parte del romanzo che non raggiungeva la sufficienza.
Con anacronismi mi riferisco a veri e propri errori, che infrangono le regole del buonsenso, anche in un mondo dominato dalla magia. E l'aspetto più grave è che non si tratta di sottigliezze.

Spiegherò quello che intendo cercando di evitare gli spoiler. Qualche vago riferimento alla vicenda tuttavia sarà necessario. Il lettore è avvisato.

Per brevità ometterò i due errori più sottili che ho rilevato, perché al fine della valutazione del punto non hanno peso.

1) I tempi e le distanze.
Questo è il primo problema che salta all'occhio, ma può trattarsi di una chimera, come esporrò alla fine.
Un giorno per svuotare una città è poco, considerando che si tratta della capitale di un regno, una città che è ragionevole aspettarsi abbia almeno 100.000 abitanti. Non si può semplicemente dire alla gente "andatevene ora": ci sono le salmerie da organizzare, le rivolte di chi vuole morire a casa propria e mille altri problemi che vengono taciuti. Non si può evacuare una capitale nel tempo di un giorno, a meno che non sia per tenere gli abitanti lontano 24 ore; ma gli assedi durano mesi e, se la città cade, non vi si può più tornare.
Un giorno è troppo poco come vantaggio tra un cavaliere e l'intera armata nemica, dal momento che si è dovuto attraversare l'intero regno. O Idon è grande quanto la periferia di Milano o i soldati nemici corrono come degli invasati giorno e notte, ma devono essere come Superman poi per assediare la città senza aspettare quantomeno un giorno per rifocillarsi (altra pecca, anche se meno grave).
Gli arcieri sulle mura cittadine scoccano quando i nemici sono a 500 iarde dalla città. Magari una iarda sono 30 centimetri, quindi non c'è problema, ma 500 pare comunque un numero molto grosso, considerando che gli archi lunghi gallesi tirano al massimo a 200 metri e che un arco normale arriva a circa 150 (la penetrazione delle armature avviene sotto gli 80). Si può obiettare che le mura forniscono un vantaggio in gittata, ma il terreno pende verso la città, quindi si ha una parziale compensazione del vantaggio. Questa comunque è una sottigliezza che ho riportato per completezza.
Mai viene detto a quanto ammonta la popolazione di Annorath, mai vengono definite le distanze, quindi questi problemi possono essere solo apparenti.

2) La strategia dei difensori.
Annorath è la Città dei Cavalli. Le truppe sono cavalieri. Ora, quando una città di cavalieri riceve notizia di un'armata nemica in avvicinamento la prima cosa da fare (prima ancora di pensare all'evacuazione) è far partire tutti gli arcieri a cavallo per rallentare le truppe nemiche. Ci sono mille difensori? Verosimilmente ci saranno almeno 200 arcieri. Non sono molti, ma bastano. Due compagnie da 100 uomini l'una che scagliano a ripetizione ondate da 2500 frecce sono sufficienti per rallentare la marcia dei nemici. Questa era la tecnica bellica degli Sciti, dei Parti, dei Mongoli, di tutte quelle nazioni che combattevano a cavallo e se i Parti hanno trucidato tutte le legioni romane che hanno tentato di sottometterli per qualcosa come 500 anni vuol dire che la tecnica funzionava.
Si può obiettare che i cavalieri possono adoperare archi corti, che non arrivano a 50 metri come gittata, ma i Mongoli sopperirono a questa carenza inventando gli archi compositi, che sfiorano i 150. Ora, se anche gli archi degli uomini di Annorath sono archi corti, comunque, essendo cavalieri, hanno una mobilità tale da piegare l'armata nemica, costringendo le truppe ad ammassarsi contro i carri e le armi d'assedio per proteggerle dalle frecce incendiarie.
Non mandare gli arcieri a cavallo è un errore madornale. Non averne è una catastrofe, perché un'armata funziona quando c'è equilibrio tra le parti (spade, lance, archi). Se poi il generale è un uomo brillante stiamo dando una picconata alla verosimiglianza.

3) L'ariete nemico...
...non è in legno, ma in ferro. Se si usava il legno per fabbricare gli arieti un motivo c'è. Come si trasporta un ariete in ferro? Come lo si fa scendere dalle montagne? Una macchina da guerra così pesante affonda nella terra e non la smuovi, a meno di utilizzare un tiro di elefanti. E poi quanti uomini ci vogliono per tirare indietro un cilindro di ferro da abbattere sul portone nemico? Certo, messo in moto è inarrestabile, ma tra un colpo e l'altro i tiratori sulle mura hanno modo di giocare al tiro al bersaglio per una buona mezzora.
Storicamente gli arieti erano in legno proprio perché erano più semplici da trasportare. Storicamente, ma qui siamo in un mondo fantasy. Ecco, mi sarebbe bastato un semplice "l'ariete era imbevuto di magia" per soddisfarmi. Dal momento che non viene detto nulla di simile si può ragionevolmente supporre che la magia non c'entri nulla, ergo si apre un'altra crepa nella trama.

4) L'accerchiamento dei nemici in fuga.
Quando i nemici fuggono non li si accerchia: li si stermina trafiggendoli alla schiena. Nel Sun Tzu, meglio noto come L'Arte della Guerra (la bibbia di tutti i trattati bellici), si dice di lasciare sempre una via di fuga al nemico, affinché egli tenti di sopravvivere scappando. Se si accerchia il nemico in fuga quello tenterà di vendere cara la pelle. Una creatura con le spalle al muro, senza più nulla da perdere, è il peggior nemico che si voglia affrontare.
C'è un momento in cui il sovrano di Idon grida di accerchiare i nemici in fuga. Questo è un errore catastrofico dal punto di vista della verosimiglianza, e se si obietta che il re non è un generale io mi chiedo per quale motivo nessuno dei suoi uomini gli dice: "Maestà, con tutto il rispetto, sta commettendo un grave errore." Dopotutto non si tratta di un tiranno, ma di un ottimo regnante.

5) La catapulta.
Una catapulta non può essere nascosta dalle truppe, perché è una macchina d'assedio e, come tale, è bella alta. Gli addetti alla catapulta non hanno una mira infallibile e non possono mirare in due secondi, specialmente se sono rinchiusi in una formazione di alleati col compito di "tenerli nascosti". Stabiliti questi assunti, un certo avvenimento che prende atto al termine della battaglia è completamente irrealistico.

Detto questo, non voglio che il lettore pensi che si tratta di un pessimo romanzo. Non è così. Questo è l'unico punto in cui avrei voluto gridare dalla frustrazione perché si aveva il senso di assistere a una finzione. Nel complesso l'opera è valida e il climax intermedio è talmente avvincente che si può quasi parlare di capolavoro.
Mi auguro con tutto il cuore che in Cacciatori di Ombre non si assista a situazioni del genere. Dal momento che I Predatori Oscuri è un libro che vale la pena di essere letto, io lo comprerò.

Edited by ileron19 - 11/4/2014, 23:13
 
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ileron19
view post Posted on 14/4/2014, 08:21     +1   -1




Ecco la risposta dell'Autrice alle mie osservazioni:

CITAZIONE
Volevo solo precisare una cosa nella strategia bellica dell'assedio di Annorath, perché ci tengo molto e ricostruisco sempre tutto basandomi su ricerche storiche *-* La linea delle iarde è 300, non 500, e segna appunto la gittata massima degli archi lunghi che possiedono gli idoniani 250metri circa per difetto. La linea delle 500 iarde è quella di sicurezza per la manovra. Le catapulte non le vedono subito solo perché è notte nessuno le vuole nascondere e sì, mirano a caso, bersagliando i torrioni. Anche se hanno una postazione molto simile alle nostre mitragliatrici WWII con tanto di mirino. Ricordiamoci che siamo nel futuro Il nemico non viene accerchiato, ma spinto fuori dall'unica via di fuga: le porte. Gli arcieri non sono cavalieri di Idon, ma solo la guarnigione delle mura di Annorath, non avrebbero mai potuto per il loro esiguo numero e avendo archi lunghi sperare in un incontro diretto con il nemico. Sono pochissimi a difesa della città. E no, gli abitanti non sono 100.000 sono davvero troppi, se sono 10 mila è già tanto. E' una città piccola Annorath è solo sede del potere dei reali. Un grande emblema di potere. Nulla di più. Ho studiato l'evacuazione in base ai piani di fuga degli stadi, in un giorno è possibilissimo che tutti se ne vadano a distanza sufficiente per non farsi uccidere.
 
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view post Posted on 20/12/2014, 19:51     +1   -1
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Però, non sembra per niente male. In questo periodo vorrei leggere qualche libro di autori emergenti e se poi si inizia con un fantasy meglio ancora.
 
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Feleset
view post Posted on 20/12/2014, 20:14     +1   -1




CITAZIONE (MadHatter95 @ 20/12/2014, 19:51) 
Però, non sembra per niente male. In questo periodo vorrei leggere qualche libro di autori emergenti e se poi si inizia con un fantasy meglio ancora.

Se vuoi un consiglio "estetico", di questo libro prendi il cartaceo, da vedere e da sfogliare è stupendo. *_*
Io ne ho viste due copie in libreria (l'ultima volta che sono passata ne era rimasta una sola :asd: ) e facevano un figurone rispetto al resto. L'illustrazione di copertina, specialmente nel retro, è bellissima. *_*
 
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view post Posted on 21/12/2014, 00:11     +1   -1
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CITAZIONE (Feleset @ 20/12/2014, 20:14) 
CITAZIONE (MadHatter95 @ 20/12/2014, 19:51) 
Però, non sembra per niente male. In questo periodo vorrei leggere qualche libro di autori emergenti e se poi si inizia con un fantasy meglio ancora.

Se vuoi un consiglio "estetico", di questo libro prendi il cartaceo, da vedere e da sfogliare è stupendo. *_*
Io ne ho viste due copie in libreria (l'ultima volta che sono passata ne era rimasta una sola :asd: ) e facevano un figurone rispetto al resto. L'illustrazione di copertina, specialmente nel retro, è bellissima. *_*

Prenderò sicuramente la versione cartacea. Già il libro mi incuriosisce di per se. Grazie del consiglio!
 
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