| «Come funziona, di preciso?» domando con la bottiglia in mano.
Il commesso del negozio, un ragazzo di origine indiana con un accento buffo, sta un po’ a pensarci e poi me lo spiega.
«Deve lasciarlo là dentro fino alla data indicata sul tappo,» dice. «A quel punto lo svuota, in un piattino o una vaschetta, e gli dà delle crocche.» Guarda oltre la mia spalla e indica una corsia sulla sinistra. «Le trova nel reparto Fai da te.»
«Quante? Quante crocche gli devo dare?»
«Guardi… tre al giorno per due giorni di solito bastano.»
Annuisco e gli passo la bottiglia. Dentro, in mezzo al latte biancastro, come un nocciolo di pesca che fa su e giù c’è lui, il feto artificiale. Mani portate alla faccia, ginocchia premute contro l’addome. Ha una colorazione rossiccia, con qualche tocco di nero in corrispondenza delle articolazioni. Sembra un pulcino munito di gambe al quale hanno strappato via tutte le penne.
Il commesso passa la bottiglia sul lettore davanti a sé e il prezzo appare sul piccolo schermo. 29,99$. Gli pago il dovuto.
Le crocche le ho già prese l’altro giorno, per curiosità. Ho aspettato a comprare il 2MonthsDwarf perché ancora non ero sicuro lei lo volesse davvero.
«Buona giornata,» auguro uscendo al commesso.
«Altrettanto.»
Cammino per strada dondolando la mia bustina di plastica avanti e indietro. Quel che c’è all’interno potrebbe finalmente farla sorridere, e ridare a me un motivo per continuare a distruggermi di lavoro. Marla purtroppo non può avere figli. Ci abbiamo provato e riprovato, nulla. Ha passato due interi anni a maledire se stessa e il suo utero guasto, finché ha visto la pubblicità del 2MonthsDwarf. Con meno di 50$ puoi ottenere un esserino in carne ed ossa con l’innocenza di un bambino e l’obbedienza di un cane. Cresce fino a trenta centimetri e dura due mesi. È pensato per quelli che non sanno ancora se saranno o meno adatti a ricoprire il ruolo di genitore. Anziché prendere un animale e sperimentare con quello, considerandolo tuo figlio, ti prendi un 2MonthsDwarf, che non sente il dolore fisico, non prova emozioni e se lo butti nel cassonetto della spazzatura nessuno ti denuncia al WWF. Semplicemente geniale.
Mi blocco di colpo. Semaforo rosso. Mentre aspetto che il colore cambi, tiro fuori la bottiglia di latte dalla busta e guardo il feto da vicino. Se l’amore di Marla per questa mollica di carne rossa saprà essere più intenso dell’odio che prova per se stessa, allora potremmo andare dal dottore. Sarà un’operazione dolorosa, lo sa anche lei, e di soldi ne dovrò sborsare tanti, ma se lei sarà in grado di vedersi nuovamente nel ruolo di madre, a quel punto farò di tutto purché il suo utero ritorni fertile come dovrebbe essere.
«Il tutto dipende da te,» sussurro alla bottiglia, e ammetto che gli occhi mi diventano lucidi. «Lasciami essere padre,» gli dico. «Ti prego.»
Edited by MatthewSwift - 16/2/2013, 18:03
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