Verdecammino

Leonora, o Isabella - Emma Berenyi

« Older   Newer »
  Share  
valentinamente
view post Posted on 25/3/2013, 17:46     +1   -1




Immagina una donna che scrive in una stanza, dentro una torre. Vi si sale per una scala a chiocciola ripidissima, che occupa tutto il corpo della costruzione fino a questo nido, in cima. Nessun altro ambiente, se non il vano circolare con le pareti dipinte di blu. La donna scrive su un tavolo di legno grezzo, a lume di candela. C’è solo una finestrella ad arco che apre sull’esterno, inquadrando un paesaggio pianeggiante, uguale.
Immagina adesso che scenda la notte. Sogna la luna, apparsa nella sua veste nuova alla finestra. Sogna la notte fiocamente illuminata. Solo il buio non sogna, perché è già sogno.
C’è un sogno immerso in quei sogni, una musica nascosta nel silenzio, un enigma informa anche il cielo oscuro e terso.
Dorme, la donna. Da passaggi solo a lei noti accede a stanze segrete. Come ogni notte, inizia un’avventura in spazi desertificati di mobilia, occhieggiano purpuree le ragnatele, amoreggiano i tarli con le sedie sopravvissute, esplodono scintille da fuochi spenti, in tempi esiliati dal ricordo. Lì regnano sovrane non le tenebre, ma il loro spettrale riflesso, lì si nasconde ciò che non vuoi trovare, ciò che hai paura di trovare, quando vorresti stare sicuro e protetto nel tuo sonno, lettore, mentre fuori piove dolcemente.
Non piove però, fuori dalla torre. Mai. La donna nel sonno compila interminabili inventari di assenze, contempla regolari eclissi della ragione. Siede ogni volta accanto al camino grigio, ancora sporco di cenere. Si sveglia infine quando il sole, lento, s’affaccia alla finestra, irradiando la stanza di luce fredda.
La donna allora (può chiamarsi Leonora, o Isabella, non importa) si alza, torna al tavolo, torna a scrivere. Scrive, com’è immaginabile, la storia di una donna chiusa in una torre, che scrive un’antica storia di tradimento e sangue. Scrive del suo amore perduto in ciò che non è più.
Da vent’anni e più si ripete il rituale uguale, nel sonno e nella veglia. Eppure il libro è ben lontano dall’essere concluso. Si ripetono le parole, in combinazioni sempre diverse, rincorrendosi come mosche in un labirinto.
Una notte poi la donna, addentrandosi ancora nel vuoto di infinite stanze ripiegate su sé stesse, giunge allo spazio speculare della sua prigione. C’è una giovane seduta accanto al camino. Brilla un debole fuoco, le illumina rughe e lacrime. Le pare di riconoscere quel viso in controluce.
Sognami ancora, fammi ancora essere.
Chi delle due parla, chi ascolta?
Fammi essere libera.
Una delle due sorride, indica una porta che il fuoco morente ha liberato dall’ombra.
Leonora, o Isabella, dorme. Alla finestra nessuno è affacciato a guardare una figuretta che si allontana nella notte.
Si sveglia Isabella, o Leonora, e torna al tavolo di legno grezzo, marcio a tratti. Prende in mano la penna, la poggia su una nuova pagina. È tempo di finire il libro.
“…che si allontana nella notte. Tutto questo è accaduto tempo fa, da qualche parte, non chiedete di più. E se non è accaduto, accadrà.”
 
Top
Ab1sso
view post Posted on 5/4/2013, 01:32     +1   -1




Una storia che non mi vergogno di definire "conturbante". L'incipit è geniale nel suo coinvolgere il lettore in prima persona, cosa che fai anche in seguito, mantenendo un filo preferenziale con chi legge. Quasi una sorta d'intimità, come una confessione, una storia segreta sussurrata in confidenza.
Riesci a creare un'atmosfera affascinante e una storia ricca di meta-elementi e paradossi che fanno lambiccare il cervello.

Un ottimo lavoro.

Se posso darti un consiglio, non abusare di espressioni a effetto, quali "in tempi esiliati dal ricordo" e di scambi soggetto-verbo: alla lunga sembrano un po' forzate. Ti segnalo poi che qui:
QUOTE
Come ogni notte, inizia un’avventura in spazi desertificati di mobilia, occhieggiano purpuree le ragnatele, amoreggiano i tarli con le sedie sopravvissute, esplodono scintille da fuochi spenti, in tempi esiliati dal ricordo.

"Inizia" sembra sottintendere "la donna" come soggetto, a causa della frase precedente, per cui i verbi successivi lasciano il lettore perplesso e sembrano errati. Sostituiscilo con "Ha inizio" e sei a posto. Magari scrivi "dove occhieggiano", così leghi anche meglio le due frasi.
 
Top
valentinamente
view post Posted on 7/4/2013, 10:13     +1   -1




Grazie per il commento, ne terremo conto!
 
Top
2 replies since 25/3/2013, 17:46   50 views
  Share