Verdecammino

Cacciaspiriti - Alessandro Frailis

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Tiferet *
view post Posted on 26/3/2013, 23:36     +1   -1




Cacciaspiriti



Ho paura dei bambini.
I bambini sono pericolosi.
La notte escono dal villaggio in fila ordinata, come formichine, tutti uguali, uno dietro l’altro con una sacca di juta a tracolla. Seguono il sentiero di polvere in silenzio ascoltando la musica dei loro passi precisi. Il ritmo degli stivaletti di pelle, il battere dei tacchi, il levare delle punte.
Li osservo da dietro le foglie, dalla cima degli alberi, nascosto tra le nuvole, al riparo dalla luce della luna.
Gli adulti li mandano a caccia di spiriti. A caccia delle loro paure. A eliminare il diverso, lo sconosciuto, l’incontrollabile.
Dei maschietti conosco tutto: la riga dei capelli a destra, i tirabaci impomatati disegnati sulla fronte, i polsini delle camice col pizzo bianco, i denti storti, le dita corte, le unghie curate, lo sguardo basso pieno di inquietudine. Le bambine hanno enormi occhi blu cobalto, trecce dorate che disegnano elaborate crocchie, narici minute, abiti di raso color amarena con gonne a campana.
Seguono il sentiero di polvere fino al lago.
Là i bambini si siedono sulla riva, attaccati come pulcini per farsi coraggio, e catturano gli spiriti. Li attirano dentro a delle lattine di coca-cola e poi ridono, isterici. Usano un’esca profumata alla lavanda. Gli spiriti entrano nella lattina e rimangono incollati sul fondo.
E urlano.
Sibilano.
Fino a quando muoiono e si spengono.
Quando i bambini hanno riso abbastanza tornano al villaggio. In silenzio.

Il lago è pieno di luci volanti, spiriti ronzanti come libellule che accarezzano con evoluzioni colorate la superficie dell’acqua. Sono piccoli fratelli che hanno abbandonato le fredde colonie dei monti per vivere nell’isola al centro del lago. Sono ingenui e testardi.
Io sono nato ai confini del villaggio. Ho imparato a scomparire, a non farmi notare. A conoscere gli uomini.
Provo pena per i miei fratelli. Ne sento il dolore, la morte che li avvolge e li spegne. Mi fanno male.

Al centro della fila c’è un bambino che sbaglia il passo.
Non ha lo sguardo alla polvere del sentiero, ma tiene il viso rivolto al cielo. Segue il ritmo dei compagni ma conta le stelle. E i suoi piedi stonano.
Mi ha visto.
Non cambia espressione, solo una piccola ruga gli increspa la fronte pulita. Mi sorride, scoprendo una corona di piccole perle. Gli altri non badano a lui, hanno gli occhi inchiodati alla punta degli stivali.
Il bambino fruga nella sacca e tira fuori la lattina che usa per la caccia. Me la mostra, alzandola appena sopra il capo. Così noto la riga dei capelli al centro della testa, e le dita affusolate, e le unghie sbeccate.
La lattina ha il fondo bucato.
Il bambino ride, non ha paura.
Ha negli occhi una luce che mi piacerebbe chiamare futuro.
 
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Sanguy
view post Posted on 27/3/2013, 08:00     +1   -1




Bello. La descrizione dettagliata dei bambini mi era parsa pesante ma nel finale giustifichi tutto.
Leggermente semplicistico il fatto che il diverso sia diverso in tutto (fisico e spirito) ma comunque passabile.
 
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Tiferet *
view post Posted on 27/3/2013, 09:10     +1   -1




Grazie Sanguy. Concordo con te, semplicistico è la parola giusta, come semplice e diretta è la metafora che fa viaggiare il racconto. Il fatto che tutti i bambini siano uguali, sia negli atteggiamenti che nel fisico, è un'espediente che richiama subito l'inquadramento militare e i regimi. Il diverso, colui che vuole cambiare, lo è in tutto. Semplicistico, appunto.
 
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Sanguy
view post Posted on 27/3/2013, 13:38     +1   -1




Sei molto profonda! Io mi sono fermato alla bellezza di una persona che non segue la massa.

Ops! Molto profondo ... la fata mi ha tratto in inganno scusa Alessandro. :P
 
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Ab1sso
view post Posted on 3/4/2013, 17:39     +1   -1




Un racconto costruito benissimo, orchestrato alla perfezione. Molto simbolico, carico di fascino misterioso. Fa lavorare l'immaginazione, perché descrive solo uno spicchio di realtà, e al tempo stesso non fa percepire l'assenza di spiegazioni e circostanze come una mancanza. Non sapere chi sia il narratore, cosa siano questi spiriti, il tempo, il luogo, non fanno altro che aumentare il fascino della storia.

L'unica cosa su cui dissento è proprio la scelta narrativa di cui hai dato spiegazione. Se il ragazzo avesse avuto un aspetto identico agli altri, ciò avrebbe dato ancora più risalto alla sua diversità, meravigliosamente resa palese dalla lattina bucata. Inoltre avresti sminuito l'importanza delle apparenze rispetto ai gesti e al modo di essere.
Questo non intacca granché la bellezza del racconto, a ogni modo.
 
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Lili*
view post Posted on 27/6/2013, 10:39     +1   -1




Questo racconto mi è piaciuto davvero tanto. Ci viene mostrato un frammento di quella che può essere la vita di questi bambini: rigida, piena di regole e standard da seguire.
Leggendo sono rimasta incantata dalla magia e l'alone di mistero che si avverte per tutta la durata della storia.
Complimenti, entra di diritto nei miei racconti preferiti.
:snapeapproves:
 
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5 replies since 26/3/2013, 23:36   110 views
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