Verdecammino

Fernweh di Chiara Zanini, Scappo dalla città...

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valentinamente
view post Posted on 20/12/2014, 19:12 by: valentinamente     +1   -1




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- Genere: Distopico / fantascienza
- Casa editrice: Nativi digitali edizioni
- Numero di pagine totali: 250 circa
- Prezzo intero ebook: 3,49 €
- Sito dell’editore: www.natividigitaliedizioni.it/prodotto/fernweh/ (da cui si può scaricare una breve anteprima)

Murian è una città-stato protetta da una cupola artificiale dove la tecnologia e il rigore hanno rimpiazzato la cultura. Ma alcuni dei suoi abitanti non accettano più le regole…
“Fernweh”, che in tedesco esprime la nostalgia verso luoghi lontani, unisce i temi classici della fantascienza a quelli del genere distopico, attraverso la prospettiva di due giovani in conflitto con una società opprimente e inconsapevoli delle loro stesse radici.


Salve, viandanti, eccoci al secondo appuntamento con Pillole di fantasia. Oggi vi parlerò dell’estratto dal primo romanzo di Chiara Zanini (che sul Verdecammino si è già fatta conoscere classificandosi seconda nel contest Fantasia 3000, e che potete scaricare qui) edito da Nativi digitali e disponibile in ebook su tutti i principali store.
La copertina, potete vederlo da voi, è bella, sui toni dell’arancio e del nero, i toni della terra. Possiamo vedere, in un mondo in rovina, con un’enorme luna malevola di sfondo, una cupola, il mondo chiuso di Murian, ma a osservare meglio si intravede uno stormo di uccelli. Sì, il mondo dopotutto non è la landa desolata promessa dalle autorità stesse di Murian. Un lavoro davvero ben fatto, c’è da complimentarsi con la casa editrice per la scelta azzeccata dell’illustrazione.

Ma passiamo alla trama. Da vecchia appassionata di fantascienza, non ho potuto non pensare a opere come La città di Ember di Jeanne DuPrau, o anche, latamente, i massicci e sovraffollatissimi Abissi d’acciaio di asimoviana memoria. A differenza dei suoi predecessori, però, a Murian si respira un’aria soffocante, al punto che viene da chiedersi come faccia Mirna, la prima persona che ci compare innanzi, a resistere senza tentare di raggiungere il resto dell’umanità, quello che si è perso per strada.
Il romanzo inizia, appunto, con una – abbastanza lunga – carrellata degli eventi che portano Mirna dall’essere una ragazza come tante, che legge davanti a una finestra vista mare, a moglie di un idiota (parere assolutamente personale e opinabile) chiusa per sempre dentro Murian. Un susseguirsi di scene serrate, ben descritte, come un vortice che già anticipa quello che sarà il destino di Mirna. Gli anni passano, a Murian, come ovunque, e sembra non cambiare nulla. Finché…
Eh, finché.

Non voglio rovinare le sorprese che fin dalle prime pagine accompagneranno il lettore nella vita di Mirna, prima, e dei suoi discendenti poi. La Zanini non fa sconti, non conosce indulgenza, ti dice le cose come stanno, nude e crude. I personaggi sono ben delineati, escono tranquillamente dalla pagina, non sono macchiette, anche se ti chiedi effettivamente cosa aspetti Mirna a prendere a sberle l’imbecille (di nuovo: opinione mia, anche se uno che pretende di cambiarti nome contro la tua volontà perché “lo fanno tutti” non ha bisogno di ulteriori presentazioni, no?) con cui ha la disgrazia di sposarsi. Ma è proprio questo, il senso, no?, leggiamo per sapere qualcosa di diverso, di nuovo. Mirna si rivela essere una persona forte, sotto la non solo apparente fragilità, che saprà imporsi al momento in cui ci sarà più bisogno e… basta, non ho intenzione di fare spoiler.
La scrittura è buona, scorrevole, i dialoghi precisi e senza sbrodolature, le descrizioni ben inserite nel testo e l’azione ottimamente descritta. A livello di cura del testo si vede il lavoro svolto, non ho notato refusi, e l’impaginazione è buona. Il mio giudizio è positivo, vien voglia di continuare a leggere per scoprire se davvero i protagonisti riusciranno a prendere a calci quelli di Murian, perché signori, nella mia sebbene non lunghissima carriera di lettrice di fantascienza raramente avevo trovato posti più odiosi in cui ritrovarmi.
Arrivo alla fine dell’estratto che quasi devo riprendere fiato, dopo l’apnea in cui mi sono trovata per tutta la lettura pur di non respirare quell’aria mefitica.

Devo farvi una confessione: quando leggevo fantascienza cercavo continuamente bei romanzi scritti da donne, e bei romanzi italiani, cosa che come potrà immaginare chiunque bazzichi un minimo il genere è difficilissimo trovare. Per questo un romanzo come Fernweh, se mantiene le sue promesse, è ancora più prezioso, e bisogna promuoverlo e farlo conoscere.

Edited by valentinamente - 21/12/2014, 17:01
 
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