Verdecammino

Il Censore - Davide Bonvicini, Racconto per Fantasia 3000

« Older   Newer »
  Share  
BDavide
view post Posted on 8/3/2013, 23:10     +1   -1




Rajiv mordicchiò la matita. Annuì. Forse qualcosa di buono c’era, ma non era la storia. Non quella che un Censore cercava per le Olimpiadi.
Laggiù! non aveva stile: almeno una decina di avverbi da aggiungere, nessuna forma passiva… E l’ambientazione? Buon Brahama! La solita colonia disabitata con la solita astronave di soccorso. I personaggi, poi! Un sacco di dettagli appena accennati, e lui odiava le cose incomplete.
Rajiv posò la matita sulla scrivania e raccolse i fogli sparsi. Soppesò il plico e lo gettò sul piano in noce. Ancora nessun elaborato l’aveva convinto, eppure lui sapeva che dai cassetti della sua scrivania, un giorno, sarebbe sbucata la storia. E dopo cinque tentativi falliti, avrebbero vinto le Olimpiadi. E lui avrebbe terminato il suo lavoro.
Annuì, spense la lampada e la penombra inghiottì l’immensa libreria nella parete opposta. Stiracchiò le braccia e si alzò.
Appoggiò il naso contro la finestra. I sei centimetri di vetro distorcevano le immagini: poteva appena indovinare lo squarcio nel guscio, cinquanta metri sopra di lui. Da lì, sei mesi prima, era evasa l’atmosfera che tanto avevano faticato a creare.
Il freddo gli risalì lungo le narici fino al cervello. Rajiv rabbrividì e si scostò. Respirò a fondo l’aria pulita che la bocchetta tonda soffiava discreta. Chissà quanto combustibile fissile rimaneva: il serbatoio del generatore era nel secondo piano sotterraneo, raggiungibile solo dalle scale. Cioè, irraggiungibile. Come il comunicatore a onde lunghe. Come i cadaveri dei suoi concittadini.
Ma non si lamentava, anzi, ogni giorno ringraziava Brahama per il suo lavoro di Censore: il suo lavoro era importante, lui non poteva distrarsi quando lavorava quindi sigillava sempre le porte. Il suo lavoro era la sua vita. Ecco perché non era là fuori, a festeggiare il Mezzo Inverno con tutti gli altri. Ecco perché aveva sempre lavorato in quella stanza, nell’ala vecchia del Museo: un posto tranquillo, isolato. E affiancare il magazzino si era rivelata un’altra benedizione: aveva di che sfamarsi per mesi. L’acqua e l’aria, invece, sarebbero finite senza preavviso, un giorno. Ragione di più per terminare in fretta il suo lavoro. Odiava le cose incomplete.
Si riscosse, annuì e si spostò davanti alla scrivania: prese il plico, fissò il titolo e arricciò le labbra. «Non sei tu», gli disse. Aprì la libreria e gettò il fascicolo sopra le centinaia di altre storie scartate.
Andò nel magazzino, prese un pacco di fogli bianchi e lo pose sulla scrivania. Poi si sedette e aprì i quattro cassetti, uno dopo l’altro.
Vuoti.
Laggiù! era l’ultimo racconto.
Annuì e chiuse gli occhi.
Forse, quella era l’unica colonia bombardata. Forse, gli altri gusci del pianeta erano integri.
Annuì.
Forse, era stato solo un incidente. Forse, un giorno, sarebbero venuti a controllare.
Annuì.
E lo fece ancora.

Sei ore dopo, aveva finito. Si massaggiò la mano intorpidita, suddivise i fogli in quattro mucchietti e ne infilò uno in ciascun cassetto.
«Quanto lavoro, domani», mormorò.
 
Top
Sanguy
view post Posted on 12/3/2013, 13:43     +1   -1




Bello, hai reso molto bene. Non ho solo capito le Olimpiadi cosa centrino ..
 
Top
VerdeMissi
view post Posted on 13/3/2013, 10:51     +1   -1




Credo che le Olimpiadi si riferiscano ai "Contest", ma sapremo se ce lo dirà. :)
Ho letto di scribacchini in tutte le salse e in tutte le epoche ma questo racconto è scritto così bene che lo selezionerei solo per questo. Unico neo (parere personalissimo e discutibile : ) il finale, che non c'è perché domani è un altro giorno e si ricomincia da capo. Ma magari a chi di dovere piace, eh!
Ciao, e ancora complimenti per la scrittura,
Simonetta
 
Top
BDavide
view post Posted on 13/3/2013, 21:55     +1   -1




Roberto e Simonetta, grazie per i complimenti e in bocca al lupo per i vostri racconti! ^_^

Per quanto riguarda le Olimpiadi: ovviamente non sono le nostre, mi piaceva però usare un termine che ci è noto per indicare qualcosa di radicalmente diverso. Penso sia banale sottolineare che questa storia è ambientata nel futuro, e io ho immaginato un futuro in cui le Olimpiadi non fossero un insieme di sport, ma una gara per eleggere il miglior racconto del pianeta. Forse è un'idea troppo balzana, vedo che anche Simonetta ha seguito un'interpretazione tutta sua che, però, non mi dispiace: non avevo pensato a questo livello di lettura, è simpatico! :)

Per quanto riguarda il finale,
nelle mie intenzioni doveva essere un piccolo colpo di scena: il Censore non valuta gli scritti dei suoi concittadini, ma ogni giorno è lui a scrivere i racconti che egli stesso valuterà il giorno successivo! È solo l'interesse per il suo "lavoro" (ogni ripetizione è voluta) a spingerlo a proseguire in quella che - con ogni probabilità - è una perdita di tempo, recensendo con severità quello che lui stesso aveva scritto.

Se non è chiaro, probabilmente non sono stato abbastanza capace di spiegarlo nello svolgimento del racconto... :unsure: Ma in fondo siamo tutti dilettanti! :P
 
Top
Sanguy
view post Posted on 14/3/2013, 13:52     +1   -1




Ohhhhhhh le Olimpiadi è veramente contorto! Sicuramente dal racconto non si può immaginare.
 
Top
BDavide
view post Posted on 14/3/2013, 21:56     +1   -1




Beh, grazie per l'osservazione. Spero che questo non distolga l'attenzione dal resto del racconto! ;)
 
Top
Ab1sso
view post Posted on 3/4/2013, 22:00     +1   -1




L'inizio è molto interessante. Mi piacciono i meta-racconti, anche se in questo caso hai scherzato col fuoco, perché parlando di una sorta di "giudice spietato" di un contest, ti sei esposto maggiormente alle critiche al tuo, di racconto.
Non è scritto male, anzi, però la trama ha troppi punti oscuri. Cosa sono queste Olimpiadi, soprattutto? A peggiorare la situazione arriva il finale che è contorto e non chiarisce nulla ma piuttosto aggiunge perplessità.
Il giudice sembra spegnere la luce per andarsene, poi si rimette al lavoro ma a fare cosa non è chiaro: ordina fogli bianchi, oppure i racconti? A che pro?

In conclusione, percepisco potenzialità inespresse. Con un po' di lavoro questo può diventare un ottimo racconto, e forse senza il vincolo dei 3000 caratteri lo sarebbe già.
 
Top
BDavide
view post Posted on 5/4/2013, 19:53     +1   -1




Grazie Ab1sso per avere letto e commentato.

La dimensione metanarrativa non mi era neanche passata per l'anticamera del cervello. Questo era un racconto nato lontano dall'idea di partecipare a un concorso di scrittura, l'ho solo riciclato dopo averlo rivisto... Ma non ci avevo proprio pensato.

Dispiace che il termine "Olimpiadi" vi abbia portato fuori strada: anziché inventare una nuova parola per definire questa gara planetaria di scrittura ho pensato che fosse curioso dare un nuovo significato a una parola già esistente.
CITAZIONE
ma non era la storia. Non quella che un Censore cercava per le Olimpiadi.

CITAZIONE
E dopo cinque tentativi falliti, avrebbero vinto le Olimpiadi. E lui avrebbe terminato il suo lavoro.

Mi parevano sufficienti elementi per connotare cosa volessi indicare con Olimpiadi.

Dispiace ancor di più che non sia riuscito a rendere il finale.
Dopo aver spiegato che il Censore valuta le storie (lo mostro mentre le corregge), spiego la sua situazione solitaria e disperata (finestra, elucubrazioni varie), e riepilogo i pensieri che danno il via al
CITAZIONE
E lo fece ancora.
Sei ore dopo, aveva finito. Si massaggiò la mano intorpidita, suddivise i fogli in quattro mucchietti e ne infilò uno in ciascun cassetto.

Se la mano è intorpidita, suddivide i fogli e li mette nei cassetti (da cui li estrae, come ricordato più volte nel racconto), mi pareva non necessario dire "appoggia la matita" o "i fogli erano fitti di parole".

Mi sono sbagliato. Troppo oscuro, mi spiace. Almeno c'è qualcuno che aveva capito il finale? :huh:
 
Top
Ab1sso
view post Posted on 5/4/2013, 21:03     +1   -1




Non abbatterti, come ti ho detto è un racconto che può diventare ottimo con un po' di lavoro.

Peraltro non temere: che le Olimpiadi non fossero competizioni sportive l'avevo capito benissimo. E che c'entrassero con la letteratura pure. È evidente qui:
QUOTE
eppure lui sapeva che dai cassetti della sua scrivania, un giorno, sarebbe sbucata la storia. E dopo cinque tentativi falliti, avrebbero vinto le Olimpiadi.

Quello che non so, e che vorrei sapere, è come sono nate queste Olimpiadi, chi sono i partecipanti, qual è il premio. Non sono cose marginali, perché le Olimpiadi sembrano avere un ruolo centrale nel mondo di cui parli o quantomeno per il povero Catone.

La confusione sui fogli è generata, oltre che dal non sapere quando avvengono quelle azioni, dal fatto che gli ultimi fogli di cui parli sono fogli bianchi. Quando parli di fogli successivamente, dunque, il dubbio è legittimo.

Già che ci sono, ti chiedo una cosa che mi sono scordato nel precedente commento: Brahama è un refuso, oppure si tratta di una divinità dal nome straordinariamente simile al dio indiano della Trimurti?
 
Top
BDavide
view post Posted on 6/4/2013, 11:32     +1   -1




Tranquillo, non mi abbatto per un racconto! :D

Sono solo stupito, quello sì. Ma penso di aver capito l'errore: conoscevo la storia talmente bene (sul mio blog ho spiegato la genesi travagliata di questo racconto) che ho dato troppe cose per scontate. Ho scritto per me stesso senza dare abbastanza peso ai lettori = errore capitale dello scrittore dilettante! ^_^

Grazie a te e a tutti quelli che hanno commentato. È un'ottima lezione per il futuro.

In ogni caso, so già come fare la versione expanded (di poco, diciamo 3500 battute): aspetto solo la fine del concorso, poi la pubblicherò.

Per Brahama. Volevo che la religiosità del protagonista - che non a caso ha un nome indù - fosse un elemento in più, magari una concausa del suo attaccamento al lavoro. Ho immaginato che nel futuro il bailamme delle religioni orientali (che già c'è adesso) aumenti ancora di più, e fra le mille sette se ne sviluppi una che riprende il nome di Brama cambiandolo, così come possono aver cambiato le caratteristiche che gli vengono attribuite.
Ho quindi cercato un nome che rimandasse subito all'induismo, ma lasciando una piccola aura di dubbio.
Nell'ottima "semplificazione", non è peregrino pensare di ritornare da Brahama a Brama: il succo non cambierebbe! ;)
 
Top
Yaztromo
view post Posted on 28/4/2013, 00:04     +1   -1




Io non sapevo nulla della genesi di questo racconto, ma l'ho capito subito al volo senza problemi (che sia l'effetto delle letture di Philip K. Dick?).
Secondo me "spiegandolo" troppo rischi seriamente di rovinarlo e renderlo banale.
Ho trovato il dettaglio che il censore / autocensore usa carta e penna (matita) in un'ambientazione futuristica interessante e evocativo (e anche qui ci sono dei paralleli, non so se volute o meno, con varie opera di Philip K. Dick).
Complimenti e buon proseguimento!
 
Top
BDavide
view post Posted on 28/4/2013, 15:30     +1   -1




Ciao Yaztromo, grazie per avere letto e commentato.
Beh, quel pazzo di Dick è uno dei miei scrittori preferiti... Che sia necessario conoscerlo bene per capire qualcosa del mio racconto? :D

Comunque, ogni parallelo non è voluto: magari nasce dall'inconscio ma nulla più. Anche a me piaceva il dettaglio straniante di carta e matita nel futuro, forse un debito di riconoscenza verso l'aspetto un po' naif di tante storie della Golden Age.

Sono felice che almeno un lettore abbia capito il finale, ma se sei uno su cento... Allora ci vuole proprio una revisione, magari lieve! ^_^
 
Top
Yaztromo
view post Posted on 29/4/2013, 09:26     +1   -1




Adesso che ho letto il contesto di questo racconto apprezzo ancora di piu' la presenza di carta e matita, che da un tocco decisamente "vintage".
Lo fa sembrare veramente uno di quei racconti di fantascienza anni '50/'60 dove l'umanita' era nello spazio, ma usavano ancora le calcolatrici a manovella oppure i giornali di carta o le cabine telefoniche... oppure carta e penna e faldoni per conservare quello che veniva scritto.
La storia si e' evoluta in modo un po' differente...:-)

Edited by Yaztromo - 29/4/2013, 17:44
 
Top
Yaztromo
view post Posted on 29/4/2013, 09:46     +1   -1




Per quanto riguarda la revisione che tu citi, mi permetto di proporti alcuni miei punti di vista.

Nel testo scrivi che tutta l'aria se ne e' andata dal guscio, che farebbe pensare ad un'ambientazione del lontano spazio, in un mondo senza atmosfera (a meno che non venga trattenuta da un guscio, ovviamente). Io lascierei la cosa non chiarita e parlerei di ossigeno, o di atmosfera respirabile o simili, cosi' il lettore resta incerto se siamo nel lontano spazio o nelle terra del futuro (ma con un'atmosfera irrespirabile).

Le Olimpiadi (o comunque tu voglia chiamare la competizione), sembrano avere poco senso (cosa si vince?) a meno che non si menzioni obliquamente che oramai per quel guscio/colonia/insediamento sono l'unica possibilita' di ottenere le risorse necessarie a restaurare il guscio e a dare una nuova possibilita' di sopravvivenza. Questo aumenterebbe di molto la pressione sullo scrittore/censore (si potrebbe anche utiliizzare iil termine "editore"?). Per cui deve trovare la serenita' per scrivere bene nonostante la grande pressione. Mi raccomando: non "spiattellare" queste cose, ma inseriscile in modo molto obliquo e appena accennato, altrimenti vai contro gli aspetti di non detto piu' interessanti del testo.

Non si capisce quale sia il rapporto / la comunicazione con il resto del mondo: da un lato ci deve essere un collegamento (altrimenti non ci sono le Olimpiadi a scadenze predeterminate), dall'altra non si sa bene quali siano le condizioni degli altri gusci/colonie su questo stesso pianeta, cosa che indicherebbe un profondo isolamento.
Le soluzioni per spiegare tutto cio' potrebbero essere molteplici, e la prima che mi salta in mente e' che i collegamenti tra le varie colonie sono fatte attraverso un satellite in semi-avaria che e' nella giusta posizione per consentire trasmissioni (incluse olimpiadi) una sola volta all'anno e per un brevissimo numero di secondi, per cui i pacchetti di informazioni che possono essere scambiati sono molto limitati e a volte le informazioni ricevute (a parte le comunicazioni dei vincitori delle olimpiadi) sono in gran parte insignificanti perche' parlano di cose successe in mondi lontani e remoti che non hanno attinenza col guscio in avaria dove il racconto e' ambientato.

I precedenti commenti sono limitati ad aspetti particolari, ma il mio commento piu' generale e' il seguente.
La storia di uno scrittore che scrive la sera per poi regolarmente censurare se stesso la mattina alla ricerca della perfezione letteraria (per superare una competizione dalla quale dipende la vita o la morte di se' stesso e sel suo piccolo mondo), per me e' una storia molto zen, e anche molto giapponese (tenacia e competitivita' spinti al limite, ma una cultura e una disciplina mentale che ricercano l'ideale e la vittoria su se' stessi come precondizione alla vittoria su chiunque altro e comunque in un ambito in qualche modo rituale e sublimato nella sua ripetitivita').
Ti suggerirei percio' di considerare il cambiamento dei nomi e riferimenti alla cultura indiana e al Bramanesimo con nomi e riferimenti alla cultura Zen e giapponese, che mi sembra siano piu' appropriati al tipo di storia.

Spero di non averti annoiato!!!

Edited by Yaztromo - 29/4/2013, 17:39
 
Top
BDavide
view post Posted on 4/5/2013, 16:35     +1   -1




Urpa, avevo perso il tuo ultimo commento! Altro che noia! Eccomi qua.

Il fatto che ci sia un "guscio" e che le maledette Olimpiadi (winner award per l'aspetto più incomprensibile) siano una sfida fra le diverse colonie è pensato nell'ottica - appunto - di varie colonie su un pianeta dall'atmosfera non adatta alla vita, dove l'aria respirabile è trattenuta - riappunto - dai gusci.

Sì, "censore" è visto come l'evoluzione dell'"editor/editore". Per me non era importante dire cosa si vinceva alle olimpiadi, l'importante era dare un motivo di andare avanti a Rajiv che aveva fatto sempre e solo questo mestiere, nell'ottica di riuscire a portare la sua colonia alla vittoria.

Sulle comunicazioni: in realtà, in condizioni normali le comunicazioni funzionano benissimo, perché no? È ovvio che in una situazione devastata come questa, dove è incerto anche perché si sia rotto il guscio, il non poter comunicare perché l'apposito strumento si trova fuori dalla portata di Rajiv aumenta - dovrebbe aumentare - l'inquietudine.

Sulla filosofia zen, puoi avere ragione. Sinceramente, ne conosco alcuni principi ma non mi hanno mai interessato più di tanto. L'intero sistema di pensiero orientale non intacca la mia predilezione per quello occidentale, basato sulla logica che nasce dalla filosofia greca e si articola tenendo in primo piano la ragione umana.
L'idea di una tela di penelope (scrivo/correggo/scrivo/correggo...) penso sia indipendente da ciò: chissà come potrebbe reagire una persona in una condizione assurda come questa? Io l'ho immaginato cosi! ^_^

Grazie ancora!
 
Top
17 replies since 8/3/2013, 23:10   312 views
  Share