Verdecammino

Che cos'è l'urban fantasy?, Introduzione al genere

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Feleset
view post Posted on 8/1/2015, 14:57     +1   +1   -1




Nel corso dei mesi (e degli anni) vari utenti di questo forum, in pubblico o in privato, mi hanno fatto capire di non sapere esattamente che cosa sia un urban fantasy. Una non-conoscenza che, devo ammettere, mi capita di trovare ovunque anche fuori dal Verdecammino, associata spesso a qualche idea sbagliata sull'argomento o basata su luoghi comuni.
E in effetti c'è da dire che, mentre il fantasy "tradizionale" e la fantascienza in Italia hanno tutto sommato una loro nicchia di lettori, sembra che l'urban fantasy, ramo decisamente più recente della narrativa fantastica, non sia stato ancora identificato e compreso dal pubblico italiano.

Che cosa si può fare per rimediare, dunque? Non so, io di sicuro non posso cambiare il mondo da sola; però nel mio piccolo, come founder di un forum dedicato al fantastico, immaginerete che mi senta un po' in dovere di rimediare a questa ignoranza, almeno in parte. :asd:

Premessa necessaria: io non sono una grande esperta di urban fantasy, per cui in questa discussione mi limiterò a fare un'introduzione molto generale, che potete naturalmente mettere in discussione. È un sottogenere che sto cercando di conoscere e di studiare, perché penso che sia sempre importante per un lettore cercare di non fossilizzarsi solo su un certo tipo di romanzi, ma provare ad affrontare nuove sfide. Morale della favola, sono sempre a caccia di urban fantasy interessanti, e all'ultimo Lucca Comics ho anche partecipato a un seminario dedicato (tenuto dall'autore di questo libro, che non è esattamente l'ultimo arrivato :asd: ), per cui raccogliendo le varie idee ho deciso di aprire questo topic.


Che cos'è l'urban fantasy?
Come dice il termine stesso, è prima di tutto un fantasy: una storia dove, esattamente come nei romanzi di Tolkien o di qualunque autore più "tradizionale", uno o più protagonisti entrano in contatto diretto con un elemento magico/soprannaturale, non spiegabile scientificamente, che rappresenta il fulcro attorno a cui ruota la vicenda. Alla fine della storia, i personaggi non sono più gli stessi, ma hanno una crescita (in positivo o in negativo) influenzata dal modo in cui hanno interagito con la "magia".

La differenza fondamentale rispetto ai fantasy più famosi, dunque, non è nella struttura, ma nell'ambientazione. Negli urban fantasy, infatti, la vicenda si svolge nel nostro mondo, e l'elemento fantastico si fonda (o si scontra) con la nostra realtà.

Una volta chiarite queste caratteristiche, è importante comprendere che una storia urban fantasy può affrontare qualunque argomento da qualunque punto di vista: il protagonista può essere un demone che picchia la gente, un folletto dispettoso, uno studente che scopre di essere il predestinato, una ragazza a cui spuntano ali da angelo, ecc.

Attenzione: l'urban fantasy NON è il paranormal romance.

E ora so già che tutti saranno confusi. :lol2: Purtroppo in Italia questi due generi vengono costantemente scambiati l'uno per l'altro, e gli editori sicuramente non contribuiscono a fare chiarezza sulla questione. Si tratta comunque di due cose diverse, dato che, lo chiarisco per chi non sa l'inglese, la parola romance vuol dire storia d'amore. Dire che l'urban fantasy è un paranormal romance, quindi, sarebbe come dire che il fantasy parla d'amore.
È vero?
Se ci riflettiamo, si può ammettere che in effetti esistono fantasy molto incentrati su storie di tipo sentimentale, ma che non sono la maggioranza. Poi siamo d'accordo, spesso almeno una storia d'amore è presente, ma questo vale per i romanzi di tutti i generi letterari. Una rondine non fa primavera, come si suol dire. :asd:

Quando qualcuno mi chiede cosa potrebbe leggere per approcciarsi al genere, di solito consiglio Nessun dove di Neil Gaiman, che tra l'altro è forse l'unico autore di urban fantasy che vende davvero in Italia. Non lo consiglio solo perché è un romanzo che mi è piaciuto moltissimo, ma perché ritengo che questa lettura possa aiutare meglio di altre a capire qual è lo scopo di una storia urban fantasy, o meglio ancora il tipo di approccio che ha nei confronti del fantastico.

E qui si apre una parentesi infinita.
Il motivo principale per cui gli italiani non leggono urban fantasy, a mio avviso, è che non hanno gli strumenti per capirlo. Non nel senso che non sanno dare un senso logico alle parole messe una dopo l'altra, ma perché lo valutano con gli stessi parametri con cui valutano i fantasy tolkieniani. E questo è un errore.
L'urban fantasy è un fantasy, d'accordo, ma quell'urban, che all'inizio frega un po' tutti, è in realtà fondamentale per entrare in empatia con la storia.
Quando leggiamo un fantasy ambientato in un mondo immaginario, il nostro cervello evade dalla realtà e parte per un viaggio lontano: il bello dell'elemento fantastico, in questo caso, sta proprio in questo allontanamento dal mondo ordinario, in una storia che non potremo mai vivere.
Nell'urban fantasy le cose sono un po' diverse. L'urban fantasy nelle premesse ci tiene radicati al mondo che conosciamo, spesso con riferimenti precisi a città, monumenti, personaggi storici e altre cose che potremmo aver vissuto sulla nostra pelle. E accanto a tutto questo, introduce l'elemento fantastico. L'ordinario quindi si fonde (o si scontra) con lo straordinario, provocando nei nostri sensi meraviglia per una realtà alternativa che non potrà mai esistere.

Da questo ragionamento, si deduce un concetto in realtà semplice, ma per nulla chiaro a molti lettori italiani: l'urban fantasy nasce per coinvolgere le persone che vivono nell'ambientazione scelta, o comunque quelle che la conoscono bene. Perché Nessun dove è ambientato a Londra? Semplice: perché è stato scritto (inizialmente) per il pubblico inglese. Perché American Gods è ambientato in America? Perché I guardiani della notte è ambientato a Mosca? Perché Sailor Moon è ambientato a Tokyo? (No, non ridete, anche se un po' ante-litteram, Sailor Moon ha tutte le caratteristiche degli urban fantasy. :asd: )

La conclusione più logica che si trae da questo ragionamento è che gli italiani possono sì apprezzare gli urban fantasy importati, ma non per lo stesso motivo per cui li apprezzano i lettori locali. Gli italiani leggono gli urban fantasy ambientati in città lontane, di solito in America, che al 99% non hanno mai visitato, e che quindi percepiscono in un modo non tanto diverso dalla Terra di Mezzo.

Dopo aver letto Gaiman e affini, dunque, l'unico modo per capire davvero l'urban fantasy a mio avviso è leggere qualcosa ambientato in Italia, scritto direttamente per il pubblico italiano. Purtroppo, come immagino saprete, essendo un genere di nicchia non è stato trattato benissimo dai nostri editori, ma qualche piccola perla si trova. ^_^

Sarebbe bello se un giorno anche noi potessimo andare davanti alla vera statua di un angelo e pensare: "Wow, è quello che in quel romanzo si anima e ammazza tutti!"
Questo è lo spirito dell'urban fantasy. Spero di essere riuscita a farvelo percepire. :D

A voi la parola!

Edited by Feleset - 9/1/2015, 15:37
 
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Luca Aratak Morandi
view post Posted on 8/1/2015, 15:12     +1   -1




Io voglio dire che una serie di romanzi urban è stata tradotta in tutto il mondo: Harry Potter. Perché checché se ne dica E' un URBAN! =D
A parte questo ti contraddico: ci sono fantasy urban ambientati in Italia, anche tra i più famosi. Cuore d'inchiostro ad esempio, la ragazza drago della Troisi...
Poi si può discutere sul loro valore narrativo ma ci sono =)

Ah, giusto un'altra cosa, tu ritieni Urban anche romanzi storici fantasizzati? Non l'ho capito
 
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Feleset
view post Posted on 8/1/2015, 15:32     +1   -1




Harry Potter secondo me è un caso un po' particolare: è vero che ha delle parti ambientate a Londra, quindi "urban", ma la maggior parte della storia si svolge a Hogwarts, che secondo me a livello di percezione è praticamente una regione immaginaria. Per cui non so, può darsi che si possa classificare come urban fantasy (e sul Verdecammino facciamo così per organizzare le sezioni), ma io lo vedo vicino anche al genere di Narnia: quelle storie dove si parte nel nostro mondo, e dove il lettore dovrebbe identificarsi con il/i protagonista/i, per poi andare in un luogo diverso (su internet l'ho visto scherzosamente battezzare "portal fantasy").
È anche vero però che il rapporto tra maghi e babbani è uno degli elementi fondamentali della storia, ed è molto urban. Come spesso capita con i sottogeneri, quindi, dare una classificazione univoca è difficile, e questo è uno dei casi limite.

"Cuore d'inchiostro" non l'ho letto, ma ce l'ho in casa tra i libri da iniziare. :) "La ragazza drago" penso sia la saga della Troisi che ha avuto meno successo, così come "Pandora" non fa gli stessi numeri del nuovo libro su Nihal, almeno guardando IBS e Amazon.

C'è "Artemis Fowl" che ha alcune parti ambientate in Italia, e in effetti volevo nominarlo.

I fantasy storici no, non penso possano definirsi urban fantasy, ma un'altra cosa ancora. La storia è sempre qualcosa di lontano per noi, per cui penso che assomiglino di più a quelli "classici".
 
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Luca Aratak Morandi
view post Posted on 8/1/2015, 15:59     +1   -1




Ah ok!
Comunque HP per me non è un portal perché anche se è una regione (della Scozia) che in teoria i Babbani non possono trovare in teoria appartiene sempre a questo mondo =)
non è come i libri di Turtledove per dirne uno =D
 
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Feleset
view post Posted on 8/1/2015, 21:02     +1   -1




CITAZIONE (Luca Aratak Morandi @ 8/1/2015, 15:59) 
Comunque HP per me non è un portal perché anche se è una regione (della Scozia) che in teoria i Babbani non possono trovare in teoria appartiene sempre a questo mondo =)

Questo argomento rischia di aprire un'altra discussione infinita (e abbastanza OT), però la divisione non è semplice come si crede. :asd:
Il Regno di Oz è un mondo parallelo o una regione del nostro mondo? E l'Isola Che Non C'È? Se una certa regione appartiene a un mondo del nostro stesso universo, cosa succede?
Per non parlare degli stessi Signore degli anelli e Shannara, che in teoria sono ambientati rispettivamente nel lontano passato e nel lontano futuro del nostro mondo, ma noi li percepiamo come fantasy di ambientazione inventata.

Secondo me è più importante la nostra percezione di lettori rispetto all'effettiva geografia, però è solo la mia opinione attuale, e in effetti sarei curiosa di discuterne con voi. ^_^

Per quanto riguarda Harry Potter, comunque, c'è anche da tener presente che è una storia in 7 libri, e anche se di solito il genere di una saga non cambia (in questo caso "fantasy"), il sottogenere spesso e volentieri può variare da romanzo a romanzo. E in effetti, il settimo Harry Potter non è uguale al primo in questo senso.
 
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Shikii
view post Posted on 8/1/2015, 21:45     +1   -1




Interessantissimo post.

Sinceramente penso che Harry Potter sia urban fantasy proprio perché, anche se è spesso ambientato in luoghi dove i babbani non possono accedere, spesso vi è un contatto diretto tra i due mondi che sono tutt'altro che divisi, ma anzi, fusi tra loro sotto molti punti di vista.
Non vedo nessuna assomiglianza tra HP e Narnia, in quanto quest'ultima parla di due mondi fisicamente separati.

Comunque ammetto che la mia conoscenza del genere è piuttosto bassa xD
Di certo hai chiarito alcuni dubbi interessanti ;)
 
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Feleset
view post Posted on 8/1/2015, 21:58     +1   -1




CITAZIONE (Shikii @ 8/1/2015, 21:45) 
Non vedo nessuna assomiglianza tra HP e Narnia, in quanto quest'ultima parla di due mondi fisicamente separati.

La somiglianza la vedo principalmente tra l'armadio per Narnia e il binario 9 e 3/4, che secondo me hanno la stessa funzione, ovvero fare da "porta" verso la parte magica per dei protagonisti che vengono dal nostro mondo. C'è lo stesso tentativo di far sì che il lettore (specialmente se molto giovane) si identifichi con i protagonisti e desideri compiere lo stesso viaggio.

In ogni caso avete ragione sul fatto che ci siano poi grosse differenze tra le due opere, e non mi darebbe fastidio vedere Harry Potter classificato come urban. :) Anzi, vi dirò di più: la storia del maghetto è stata concepita in un periodo in cui il sottogenere urban fantasy non era ancora ben definito (il termine è davvero recente, lo si è iniziato a usare normalmente solo negli ultimi anni), quindi a maggior ragione non mi stupisce che la saga, pur avendo molta interazione tra il nostro mondo e quello magico, conservi ancora qualche residuo del fantasy più classico. :)
 
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Luca Aratak Morandi
view post Posted on 8/1/2015, 22:37     +1   -1




CITAZIONE
Anzi, vi dirò di più: la storia del maghetto è stata concepita in un periodo in cui il sottogenere urban fantasy non era ancora ben definito (il termine è davvero recente, lo si è iniziato a usare normalmente solo negli ultimi anni), quindi a maggior ragione non mi stupisce che la saga, pur avendo molta interazione tra il nostro mondo e quello magico, conservi ancora qualche residuo del fantasy più classico.

Su questo concordo appieno =D
Intanto vi consiglio di leggere Warrior Angel della Weiss un libro a cavallo tra urban e paranormal romance (c'è una storia d'amore tra essere paranormale e mortale ma è solo uno sfondo ad una storia di azione) che a me è piaciuto tantissimo =D
Purtroppo c'è solo in Inglese...
 
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sean_von_drake
view post Posted on 10/1/2015, 10:56     +1   -1




complimenti Feleset, un post davvero magistrale! io non sapevo praticamente nulla di questo genere e adesso ho gli strumenti per capirlo, quindi mi hai fatto venire una gran voglia di leggerlo (e chissà, magari anche di scriverlo ;) )

una precisazione: l'universo di Tolkien è un "altrove" subcreativo, e non c'entra molto con il nostro mondo :)
 
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ileron19
view post Posted on 18/1/2015, 12:08     +1   -1




Topic interessante, ma su questo non concordo:

CITAZIONE (Feleset @ 8/1/2015, 21:58) 
la storia del maghetto è stata concepita in un periodo in cui il sottogenere urban fantasy non era ancora ben definito (il termine è davvero recente, lo si è iniziato a usare normalmente solo negli ultimi anni), quindi a maggior ragione non mi stupisce che la saga, pur avendo molta interazione tra il nostro mondo e quello magico, conservi ancora qualche residuo del fantasy più classico. :)

A Lucca (c'ero anch'io), Luca (e vabbé, perdonatemi il gioco di parole :asd:) ha detto che il genere urban fantasy è nato negli anni '80. C'è divergenza sulla data esatta ('84 o '87), ma comunque quando è uscito il primo libro della Rowling si parlava già di urban fantasy, nel mondo anglosassone.

Dal fatto che in Italia il genere fosse ignoto non può conseguire che un urban pubblicato diciamo dal '90 in poi non sia classificabile come un urban. Sarebbe come dire che se in Afghanistan non conoscono il fantasy, la prima edizione de Il Signore degli Anelli in Afghano sarebbe da considerarsi come un romanzo storico :--:

Ora, su Harry Potter si può aprire una parentesi, che si chiude classificandolo come contemporary fantasy, essendo ambientato negli anni '90. Se si vuole valutare la sua aderenza all'urban, invece, credo bisogni considerare ogni libro separatamente:

Harry Potter e la pietra filosofale: senza dubbio sì. Senza l'introduzione nel mondo dei babbani la storia non sarebbe stata possibile.
Harry Potter e la Camera dei Segreti: pure. La parte iniziale, in cui Dobby cerca di bloccare Harry non è proprio trascurabile ai fini della storia.
Harry Potter e il prigioniero di Azkaban: diami, sì! La fuga di Harry all'inizio è straimportante.
Harry Potter e il Calice di Fuoco: in questo caso l'ambientazione urbana è praticamente assente, quindi direi di no.
Harry Potter e l'Ordine della Fenice: diamine, sì!
Harry Potter e il principe mezzosangue: anche qua direi di no.
Harry Potter e i Doni della Morte: su questo non mi pronuncio ;)

Per tornare IT e concludere, l'aspetto più figo dell'urban fantasy dovrebbe proprio essere proprio questo:

CITAZIONE (Feleset @ 8/1/2015, 14:57) 
andare davanti alla vera statua di un angelo e pensare: "Wow, è quello che in quel romanzo si anima e ammazza tutti!"
 
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Feleset
view post Posted on 18/1/2015, 12:47     +1   +1   -1




CITAZIONE (ileron19 @ 18/1/2015, 12:08) 
Topic interessante, ma su questo non concordo:

CITAZIONE (Feleset @ 8/1/2015, 21:58) 
la storia del maghetto è stata concepita in un periodo in cui il sottogenere urban fantasy non era ancora ben definito (il termine è davvero recente, lo si è iniziato a usare normalmente solo negli ultimi anni), quindi a maggior ragione non mi stupisce che la saga, pur avendo molta interazione tra il nostro mondo e quello magico, conservi ancora qualche residuo del fantasy più classico. :)

A Lucca (c'ero anch'io), Luca (e vabbé, perdonatemi il gioco di parole :asd:) ha detto che il genere urban fantasy è nato negli anni '80. C'è divergenza sulla data esatta ('84 o '87), ma comunque quando è uscito il primo libro della Rowling si parlava già di urban fantasy, nel mondo anglosassone.

Luca però ha detto anche che la prima volta in cui la critica ha iniziato a usare il termine urban fantasy è nel 1993 con "Nodo di sangue" della Hamilton (che qui è stato recensito nella sezione horror, ma va beh :lol2: ). Il primo Harry Potter è uscito nel 1997, quindi considerando che la prima stesura sarà stata fatta sicuramente anni prima, è difficile che la Rowling mentre scriveva sia stata influenzata direttamente dagli urban fantasy già classificati come tali. Bisogna anche tener conto che a quei tempi internet non era diffuso come ora, e questo mi fa pensare che, escludendo chi lavorava già nell'ambiente editoriale, non tutti gli aspiranti scrittori avessero la possibilità di conoscere in due giorni la nascita di una nuova corrente di un determinato genere. Infatti l'urban fantasy, nonostante sia nato negli anni '80, ci ha messo vari anni per essere riconosciuto, e il termine ha iniziato a essere usato normalmente solo nel terzo millennio.

Aggiungo: la Rowling ha ammesso tranquillamente di non essere una lettrice di fantasy, e che quando ha iniziato Harry Potter inizialmente non si era resa conto subito del genere a cui apparteneva (poi beh, la scuola di magia l'ha fatta sospettare parecchio :lol2: ). Penso quindi che la sua ispirazione sul fantasy, che comunque deve essere presente per forza, derivi maggiormente dai libri che ha letto da bambina, cioè quelli "classici". Per questo ho detto "non mi stupisce che la saga, pur avendo molta interazione tra il nostro mondo e quello magico, conservi ancora qualche residuo del fantasy più classico".

In ogni caso a me convince di più l'idea che sia un ibrido tra urban fantasy e "portal" fantasy. Poi va beh, quando avrò voglia di rileggermi la serie, magari in inglese, forse saprò dirlo meglio. XD
 
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ileron19
view post Posted on 18/1/2015, 13:19     +1   -1




Ottime osservazioni, cara, ma contesto due cose:

1) Nella posfazione al suo libro che ci ha distribuito (La più breve storia dell'urban fantasy che si sia mai vista), Luca ha scritto:

CITAZIONE
Gli articoli on line tendono a indicare come capostipide dell'urban fantasy Charles de Lint, autore canadese mai arrivato in italia [...] ma notissimo e assai prolifico nel mercato anglosassone, la cui vasta produzione costituisce da sola una sorta di "mappa stradale" del genere negli ultimi trent'anni. Il suo romanzo Moonheart (1984), che mette in scena personaggi della mitologia celtica irlandese nelle strade della Ottawa di oggi, potrebbe in effetti essere uno dei primi esempi di urban fantasy. Altri preferiscono indicare come primo esempio propriamente detto War for the Oaks di Emma Bull (1987), storia di un musicista rock di Minneapolis che si trova coinvolto in un conflitto tra creature fatate.
Ma sono veramente queste storie degli anni Ottanta i punti di origine che stavamo certcando?

Segue un esempio del 1948: Darker than you think, di Jack Williamson, che però può essere anche visto come un horror. E a questi esempi si può aggiungere pure il film Highlander (1986).
Indi per cui, il genere è nato prima del '90. Se poi aggiungiamo che nel '93 la critica ha iniziato a usare il termine, al tempo dell'uscita del primo libro della Rowling il mondo anglosassone era già consapevole dell'esistenza del genere, a prescindere dal fatto che fosse noto solo a pochi eletti.

2) Nemmeno Tolkien sapeva di aver scritto un fantasy, ma non per questo Il Signore degli Anelli viene considerato come un poema epico ambientato in tempi ancestrali. Stesso dicasi per Harry Potter: che la Rowling sapesse oppure no di star scrivendo un urban fantasy (diciamo contemporary fantasy, che è meglio), la sostanza non cambia. Pure la Allende, che scrive realismo magico, mi risulta che non sia d'accordo con quelli che affermano che scriva realismo magico. Eppure io ho letto La città delle bestie ed è realismo magico.

In conclusione, poiché il genere urban fantasy ha visto la luce una decade prima del ciclo di Harry Potter, poiché la critica ha coniato la definizione anni prima della sua uscita e poiché a contare è la sostanza del romanzo, non l'origine della sua ispirazione (se no, con questo ragionamento, saremmo ancora fermi alla tragedia e alla commedia greche), Harry Potter può essere considerato, almeno a tratti, un urban fantasy, anche se la definizione di fantasy contemporaneo è di gran lunga la migliore.

Edited by ileron19 - 18/1/2015, 14:38
 
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Feleset
view post Posted on 18/1/2015, 13:50     +1   -1




Mmm, sì, la consapevolezza dell'autore in alcuni casi va presa un po' con le pinze, anche se continuo a pensare che sia sempre importante ascoltarla. A questo proposito non ho letto tutte le interviste della Rowling esistenti, però ammetto di non ricordare che lei si sia mai riferita alla sua opera come urban fantasy (ma solo come fantasy, appunto).

In ogni caso ho fatto questa precisazione principalmente per un motivo: a prescindere dal fatto che Harry Potter sia urban o no, a mio avviso ha avuto fonti di ispirazione esclusivamente (o al massimo "quasi esclusivamente") non-urban. Ovviamente questo non esclude il fatto che possa essere urban, visto che come dici tu con questo ragionamento saremmo fermi alle opere greche, ma secondo me ci dice una cosa altrettanto degna di nota: non è come gli urban fantasy che vengono scritti adesso, i quali hanno già un'ampia tradizione alle spalle, e quindi sicuramente si ispirano ad altre opere urban fantasy.
Insomma, mentre gli scrittori urban di adesso sicuramente hanno letto parecchio di quel genere sapendo che era quel genere e volendo scrivere quel genere, questo nei primi anni '90 non può essere avvenuto. Ed è un po' in effetti la differenza che c'è tra Howard e, per esempio, Marion Zimmer Bradley o Martin. Il primo ha scritto fantasy quando probabilmente questo non aveva ancora dei topoi precisi, mentre dopo Tolkien sono stati abbastanza identificati, e tutti gli autori successivi sono stati influenzati da queste caratteristiche (che poi hanno scelto consapevolmente o di imitare, o di rovesciare, o di cambiare).
 
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ileron19
view post Posted on 18/1/2015, 14:43     +1   -1




Infatti, queste categorizzazioni lasciano il tempo che trovano. Personalmente, le trovo utili solo quando servono a focalizzare il contenuto del romanzo in due parole: è epic fantasy? Allora l'ambientazione è secondary world e la trama è incentrata sulla guerra; è heroic fantasy? Allora il romanzo è incentrato su gente che va in giro armata e vive avventure; è urban fantasy? Allora il contesto è metropolitano e la magia si interseca con la realtà di tutti i giorni; e via così.
 
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13 replies since 8/1/2015, 14:57   1299 views
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